Si chiama “It Follows” e fa quel che deve fare: spaventa da morire e non piglia mai la piega pigra della “suspense degli equivoci”
Esce quest’estate It Follows, presentato ai festival nel 2014 e dichiarato da IndieWire tra i migliori horror del ventennio. Sulle ragioni di questo ritardo possiamo speculare, ma forse la trama ha dato filo da torcere ai distributori italiani. It Follows — titolo intraducibile che rimarrà invariato — racconta la storia di Jay e della sua maledizione sessualmente trasmissibile. Quasi una metafora paternalista sull’Aids e i rischi del sesso occasionale, verrebbe da dire. Chiaramente c’è di più. La ricorrenza dell’elemento spaventoso, come ha suggerito qualcuno, rimanda piuttosto a un “herpes-horror”: il mortale malocchio che colpisce Jay, infatti, ritorna anche quando credi di essertene sbarazzato. Unico rimedio è quello di trasmetterlo a qualcun altro, chiaramente sotto le lenzuola. Ma attenzione perché la maledizione torna a cercarti non appena eliminato l’ultimo infettato. Insomma, la peggiore realizzazione di quella catena di Sant’Antonio che abbiamo ignorato sette anni fa. Meno zombie e più ritardo mentale, “esso” assume ogni volta fattezze diverse: da nonne defunte a uomini altissimi, lentamente ma inesorabilmente alle calcagna di Jay. Che all’inizio tutti danno per matta.
È proprio quando gli amici cominciano a prenderla sul serio che It Follows assume una piega interessante e lascia a sceneggiatori pigri il canovaccio di “suspense degli equivoci”, del tipo spettatore e protagonista uniti contro una mandria di negazionisti. Il regista David Robert Mitchell aveva già rappresentato la provincia americana nella commedia The Myth of the American Sleepover e ritorna sul tema aggiornandolo con i toni più cupi del genere. It Follows è poi un “retro horror”: non solo per automobili d’epoca, telefoni obsoleti e assenza di connotazioni temporali specifiche; anche per la nuance da film per ragazzi anni Ottanta, dove l’avventura avviene in un mondo rigorosamente senza adulti. Ulteriore elemento spettrale è la città fantasma di Detroit, uno sfondo decadente che rende il film ancora più bizzarro al confronto con i recenti horror-kolossal apocalittici (la novità paga: It Follows ha incassato 15 volte il budget di produzione). Il film è infine un omaggio all’horror americano classico. La vittima qui è ancora il singolo (leggi: donna, giovane, svestita) e non la folla: riconoscerete la villetta di Elm street o Halloween. Insomma, un horror ottimo perché non solo spaventa da morire, ma anche perché solleva domande etiche interessanti. Siamo disposti a rendere la vita dei nostri cari un inferno, pur di sopravvivere?