«I confini dividono lo spazio; ma non sono pure e semplici barriere. Sono anche interfacce tra i luoghi che separano…» Da questo spunto di Zygmunt Bauman parte la riflessione che il fotografo Massimo Siragusa ha proposto a sette autori, con l'invito a indagare il concetto di limite non solo come fattore spazio-temporale ma come dimensione in sé. E Indagine ai limiti di una città è il titolo della mostra ospitata fino al 7 dicembre dalle Officine Fotografiche Roma: sono infatti proprio la Capitale e i confini — anche concettuali — del suo circondario, ad essere protagonisti dei sette progetti, che presto saranno anche un libro a cura di Doll's Eye Reflex Laboratory su progetto di Irene Alison.
Vincenzo Labellarte
L'antica Urbe di Roma aveva il suo margine nelle cinte murarie, quelle Serviane più antiche e quelle Aureliane, edificate in seguito: erano il limite fisico della città.
Nate per proteggersi dagli invasori. Queste mura, insieme a quello che resta di edifici che in origine erano terme, ville e acquedotti localizzati ai limiti dell'antica città o in aree extra urbane, erano il segnale dell'egemonia di Roma.
Oggi sono porzioni di un mondo antico, inglobate nel tessuto urbano della metropoli contemporanea. Hanno perduto la loro funzione originaria, si amalgamano con le nuove costruzioni, dalla Roma Barocca a quella degli anni Sessanta.
Nel loro splendore rimangono mute testimonianze di un glorioso passato.
Vincenzo Labellarte
L'antica Urbe di Roma aveva il suo margine nelle cinte murarie, quelle Serviane più antiche e quelle Aureliane, edificate in seguito: erano il limite fisico della città.
Nate per proteggersi dagli invasori. Queste mura, insieme a quello che resta di edifici che in origine erano terme, ville e acquedotti localizzati ai limiti dell'antica città o in aree extra urbane, erano il segnale dell'egemonia di Roma.
Oggi sono porzioni di un mondo antico, inglobate nel tessuto urbano della metropoli contemporanea. Hanno perduto la loro funzione originaria, si amalgamano con le nuove costruzioni, dalla Roma Barocca a quella degli anni Sessanta.
Nel loro splendore rimangono mute testimonianze di un glorioso passato.
Gabriele Lungarella
I quartieri popolari di Garbatella, del Quadrato, di San Basilio, del Quarticciolo e del Tufello sono stati tutti progettati agli inizi del Novecento con l’idea della socialità tra gli abitanti. Gli edifici sono circondati da cortili e giardini, con lavatoi e stenditoi per i panni, ma anche fazzoletti di terra per la creazioni di orti per il sostentamento degli stessi abitanti. Un tentativo riuscito di unire l’estetica alla pratica. Anche oggi, come nella Roma degli anni Cinquanta, gli abitanti di questi quartieri vivono gli spazi comuni come fossero interni alle loro abitazioni, anche se di fatto sono esterni: salotti all’aperto in cui conversare tra inquilini, luoghi per far giocare i bambini.
Gabriele Lungarella
I quartieri popolari di Garbatella, del Quadrato, di San Basilio, del Quarticciolo e del Tufello sono stati tutti progettati agli inizi del Novecento con l’idea della socialità tra gli abitanti. Gli edifici sono circondati da cortili e giardini, con lavatoi e stenditoi per i panni, ma anche fazzoletti di terra per la creazioni di orti per il sostentamento degli stessi abitanti. Un tentativo riuscito di unire l’estetica alla pratica. Anche oggi, come nella Roma degli anni Cinquanta, gli abitanti di questi quartieri vivono gli spazi comuni come fossero interni alle loro abitazioni, anche se di fatto sono esterni: salotti all’aperto in cui conversare tra inquilini, luoghi per far giocare i bambini.
Paolo Fusco
Appezzamenti di terreno coltivati come veri e propri orti. Nuovo e antico si fondono, dando origine ad un nuovo modo di concepire le aree di confine tra la città e la campagna che la circonda. Quelli che finora erano terreni abbandonati, diventano spazi condivisi dai cittadini: terre da curare e da coltivare. Luoghi pensati e vissuti a misura d’uomo.
Paolo Fusco
Appezzamenti di terreno coltivati come veri e propri orti. Nuovo e antico si fondono, dando origine ad un nuovo modo di concepire le aree di confine tra la città e la campagna che la circonda. Quelli che finora erano terreni abbandonati, diventano spazi condivisi dai cittadini: terre da curare e da coltivare. Luoghi pensati e vissuti a misura d’uomo.
Mauro Quirini
Roma città di mare. Ostia ne è il margine naturale, la linea di confine oltre la quale non è possibile espandersi, costruire nuovi quartieri. Si susseguono porzioni di terra e mare ancora “incontaminate”. Un flusso in continuo divenire che si snoda in un’alternanza tra ciò che è effimero e ciò che resta costante, dalle infrastrutture legate alla stagione balneare agli edifici anni Venti.
Nella stagione autunnale la natura sembra più selvaggia, ma i segni del passaggio della moltitudine di bagnanti stagionali sono visibili, lasciano una traccia.
Il mare, la spiaggia silenziosa, un luogo di confine interiore, tra passato e presente.
Mauro Quirini
Roma città di mare. Ostia ne è il margine naturale, la linea di confine oltre la quale non è possibile espandersi, costruire nuovi quartieri. Si susseguono porzioni di terra e mare ancora “incontaminate”. Un flusso in continuo divenire che si snoda in un’alternanza tra ciò che è effimero e ciò che resta costante, dalle infrastrutture legate alla stagione balneare agli edifici anni Venti.
Nella stagione autunnale la natura sembra più selvaggia, ma i segni del passaggio della moltitudine di bagnanti stagionali sono visibili, lasciano una traccia.
Il mare, la spiaggia silenziosa, un luogo di confine interiore, tra passato e presente.
Michele Miele
Nel 1940, per evitare le continue e secolari esondazioni del fiume Tevere nell'area della Magliana, fu realizzata un'opera idraulica per ridurre il corso del fiume di quasi tre chilometri: il cosiddetto “drizzagno del Tevere”. Questo intervento ha determinato l'involontaria creazione di un'ampia area intorno all'ansa del fiume lasciata fuori dal suo percorso - tra la Via del Mare e l'Autostrada Roma-Fiumicino – dove la natura si è riappropriata dello spazio e che oggi è considerata zona protetta, di alto valore storico archeologico. La bellezza di questo sito naturale alle porte della città è stata deturpata dalla costruzione del Grande Raccordo Anulare, che lo taglia in due e ne rappresenta un limite fisico, un argine alla sua espansione.
Michele Miele
Nel 1940, per evitare le continue e secolari esondazioni del fiume Tevere nell'area della Magliana, fu realizzata un'opera idraulica per ridurre il corso del fiume di quasi tre chilometri: il cosiddetto “drizzagno del Tevere”. Questo intervento ha determinato l'involontaria creazione di un'ampia area intorno all'ansa del fiume lasciata fuori dal suo percorso - tra la Via del Mare e l'Autostrada Roma-Fiumicino – dove la natura si è riappropriata dello spazio e che oggi è considerata zona protetta, di alto valore storico archeologico. La bellezza di questo sito naturale alle porte della città è stata deturpata dalla costruzione del Grande Raccordo Anulare, che lo taglia in due e ne rappresenta un limite fisico, un argine alla sua espansione.
Daniele Cametti Aspri
La frazione di Polline Martignano ha una storia particolare e anomala: situata nei pressi del lago di Bracciano, a quaranta chilometri dalla Capitale, è considerata parte del XV municipio di Roma. Una zona extra urbana dentro alla città. è stata sempre emarginata dall'amministrazione comunale. Qui non esistono mezzi di collegamento con le aree centrali, non è garantita la distribuzione di corrente elettrica, né la raccolta dei rifiuti. Manca del tutto l'illuminazione delle strade e la costruzione di una rete fognaria. Gli abitanti di questa frazione si sentono emarginati e vorrebbero essere annessi ad altri comuni ma non a quello cui per legge appartengono: Roma.
Daniele Cametti Aspri
La frazione di Polline Martignano ha una storia particolare e anomala: situata nei pressi del lago di Bracciano, a quaranta chilometri dalla Capitale, è considerata parte del XV municipio di Roma. Una zona extra urbana dentro alla città. è stata sempre emarginata dall'amministrazione comunale. Qui non esistono mezzi di collegamento con le aree centrali, non è garantita la distribuzione di corrente elettrica, né la raccolta dei rifiuti. Manca del tutto l'illuminazione delle strade e la costruzione di una rete fognaria. Gli abitanti di questa frazione si sentono emarginati e vorrebbero essere annessi ad altri comuni ma non a quello cui per legge appartengono: Roma.
Michele Vittori
Negli anni Trenta del Novecento, durante il periodo fascista, il monte Terminillo divenne un'importante meta di turismo invernale considerata "la montagna dei romani". Molte delle personalità di spicco dell’ambiente culturale della capitale erano solite trascorrervi le vacanze. Fino agli anni Settanta il turismo non conobbe crisi ma dagli anni Ottanta ha subito un forte declino di presenze, sia motivato da mancate, seppur necessarie, ristrutturazioni agli impianti ormai vecchi, sia soprattutto a causa della costruzione dell'autostrada Roma-L'Aquila, che ha reso più vicine alla Capitale le località sciistiche abruzzesi. L'aspetto che ha oggi il Terminillo è di un luogo sospeso tra due epoche: il passato fiorente, da un lato, ed il presente congelato a trent’anni fa, dall’altro. Tutto in questi luoghi rimanda agli anni Ottanta, la stessa architettura ne è testimonianza visiva. Una storia irrisolta tra ciò che non è più e quello che potrebbe essere, ma non è ancora.
Michele Vittori
Negli anni Trenta del Novecento, durante il periodo fascista, il monte Terminillo divenne un'importante meta di turismo invernale considerata "la montagna dei romani". Molte delle personalità di spicco dell’ambiente culturale della capitale erano solite trascorrervi le vacanze. Fino agli anni Settanta il turismo non conobbe crisi ma dagli anni Ottanta ha subito un forte declino di presenze, sia motivato da mancate, seppur necessarie, ristrutturazioni agli impianti ormai vecchi, sia soprattutto a causa della costruzione dell'autostrada Roma-L'Aquila, che ha reso più vicine alla Capitale le località sciistiche abruzzesi. L'aspetto che ha oggi il Terminillo è di un luogo sospeso tra due epoche: il passato fiorente, da un lato, ed il presente congelato a trent’anni fa, dall’altro. Tutto in questi luoghi rimanda agli anni Ottanta, la stessa architettura ne è testimonianza visiva. Una storia irrisolta tra ciò che non è più e quello che potrebbe essere, ma non è ancora.

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