1 — Watching You, Watching Me. A Photographic Response to Surveillance / “The Field Has Eyes…”: Images of the Surveillant Gaze
Dal 17 febbraio al 2 luglio 2017. Museum für Fotografie, Berlino
Il Museum für Fotografie di Berlino propone due mostre complementari sul tema della sorveglianza – sociale, politica e religiosa. La mostra The Field Has Eyes si occupa del passato, dall’occhio mistico, al panottico, alle antenne; mentre Watching You, Watching Me indaga il presente. L’arte attuale raramente rivolge la propria attenzione all’iconografia, per sommi capi si può dire che il simbolo iconografico è stato soppiantato dal riferimento a immagini della cultura di massa. The Field Has Eyes prende il nome da un cartiglio in un’incisione tedesca del XVI secolo, che recita a un viandante: «Il campo ha occhi, la foresta ha orecchie»; disseminati sul suolo secco decine di ocelli sporgono come talpe, mentre le orecchie penzolano dai rami degli alberi. Secoli dopo, sempre in un’incisione, Gustave Doré proponeva l’idea che spioni non fossero Dio o il demonio, ma i vicini di casa: un uomo dorme mentre due nariciute figure sporgono fuori dalle crepe sul muro. Una mostra a triplo senso sulle tecniche di controllo da parte del potere, sulla prudenza e il silenzio, sulla presenza della paranoia di chi guarda, ma soprattutto di chi si sente guardato.
smb.museum
2 — David Hockney
Dal 9 febbraio al 29 maggio 2017. Tate Britain, Londra. A cura di Chris Stephens, Andrew Wilson ed Helen Little
In occasione dell’ottantesimo compleanno di David Hockney, la Tate ha deciso di dedicargli una retrospettiva che raccoglie le opere maggiori: le geometrie delle piscine, i tuffi, i ritratti degli amici nei loft e le foreste, i pennelli lunghi metri e il tablet, i molti successi. Hockney è un maestro che ha sempre cercato di tenere il passo con l’attuale, lo testimonia il fatto che in alcune comunità pittoriche i suoi quadri recenti sono tutt’ora oggetto di critica vivace. Visitare una mostra come questa, che si propone di esporre i lavori più celebri dell’artista, equivale a camminare nella timeline di una biografia in cui brillano numerosi traguardi, senza però che tra l’uno e l’altro vi siano i perché di quelle tappe – insomma, senza le opere minori. Ognuno troverà la sua chiave e romanzerà questa esposizione come più gli piace, quel che io vedo e cerco in ogni quadro di Hockney è la strada del pittore inglese che tenta di smarcarsi dalla propria britishness utilizzando altre geografie, luci da climi caldi, architetture lisce e riverberanti la felicità di chi le abita.
tate.org.uk