A due secoli di gloria ininterrotta la storia ha risposto con duemila anni di lento sfascio. L’impero è esso stesso decadenza, il vertice è principio di dissoluzione: per questo governare Roma finisce in disastro. Quando ti va bene sono 23 coltellate alle spalle dagli amici, di solito però si esce di scena con più scorno e meno letteratura. Tanta era la pressione degli ottimati che Caligola impazzì, scelse un cavallo e lo nominò senatore. Virginia Raggi per ora parla sui tetti e subisce polizze a sorpresa. Salvis iuribus del garantismo, non sei certo contenta quando la frase che hai ripetuto più spesso è «tutto a posto» correndo avanti e indietro per tribunali una volta a settimana.
L’ultima imperatrice
Cosa ti succede, quando tocchi Roma? Come nella tragedia: sei odiato da chi ami, rimproverato come uno schiavo; tutti i tuoi errori scrutati, annotati, studiati e imparati a memoria, per poi rinfacciarli. E il nemico cresce di giorno in giorno.
Era giugno scorso, e Virginia era stata eletta sindaco. Aveva il curriculum migliore del partito: una laureata in legge poi promossa all’esame per avvocato. Fu portata in trionfo sotto lo stendardo dei puri di cuore, una bandiera sventolata a dovere fin sopra le aquile dei vessilli della capitale. La gente vuole l’onestà, diamole l’onestà: è l’articolo unico del protocollo cinque stelle. Sul finale di scena, per dimostrare quant’era a modo, Virginia crollò in lacrime affacciata al Campidoglio dei cesari. Non sum dignus, applausi, il popolo aveva avuto le brioche.
È tuttavia onere dei tiranni, prima fingersi umili e illuminati, poi liberarsi dei deboli. Così la prima manovra di Virginia fu servire il divorzio al marito. Quel che si chiede a un matrimonio è non ingombrare: Andrea Severini, a quanto è dato capire, era della razza d’uomini più molesta, quelli che non si scollano.
Lettere d’amore alla donna che ami, il modo sicuro per non vederla mai più
Peggio di un uomo abbandonato che ti odia, solo un uomo abbandonato che ti ama ancora. Nessuna donna vuole essere desiderata senza una richiesta precisa, ma i traditi, si sa, perseverano più dei santi e dei peccatori.
Lei gli chiese silenzio e discrezione, il mal d’amore però ha bisogno di spettatori: non trattandosi di un dolore vero, non è muto. Così Andrea scrisse (sul blog) «Ti sarò sempre accanto, ti proteggerò. Sei limpida come l’acqua, l’acqua è incontenibile, come te».
Virginia, spietata come tutti i nuovi decorati, lo liquidò bassamente con «tante grazie».
Qual fragile cosa è il cuore di una donna
Ma la Fortuna resta di buonumore per poco tempo. Passano i mesi e la prima donna di Roma riesce a dar prova di un’unica virtù: l’ingenuità. Colleziona fallimenti come una Bovary fuori tempo che, troppo abituata a un marito perbene, s’affidi poi a ogni randagio scambiandolo per buono.
«È necessario, a chi dispone una repubblica, presupporre tutti gli uomini rei» nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Machiavelli dà il primo avvertimento a chi voglia far politica. E prosegue: «In tutte le cose umane si vede questo: non si può mai cancellare un inconveniente, che non ne sorga un altro». Il secondo inconveniente di Virginia si chiama Romeo, è arrivato un mese dopo tal Marra, brutte storie di favori ai confini della legalità. La bandiera dell’onestà è ormai vilipesa, ma Roma adesso ha da restare in piedi. Stare decisis. E se Grillo dice che nessuno ti può muovere, tu sei una pedina invincibile.
Se non sei immortale, Cesare, guardati intorno: troppa sicurezza apre la via alla congiura
Chi ti resta accanto nell’anteprima della disfatta? Quelli che non volevi. Si commette sempre l’errore di pensare che le stelle aiutino gli audaci, e invece sono i disperati, quelli che Giove vuole accontentare. I forti stanno già troppo vicini al cielo. Andrea è troppo perseverante, per restare senza un premio.
La triste verità è che essere coraggiosi non serve, nella vita ti danno quello che vuoi anche se sei stato debole, basta rimanere immobile. È chi ti aspetta, che ti tiene prigioniero. E in fondo la storia è fatta pure da loro, quelli che sono rimasti perché non sapevano che altro fare.