Comincia da troppo in alto e il meglio lo vedrai sempre alle spalle. Negli ultimi film Scarlett Johansson recita spesso parti da cartone animato (l’ultimo è stato Ghost in the Shell, uscito il mese scorso). Ma non doveva andare così.
All’inizio della storia ha 14 anni e la sceglie Robert Redford. Non sfigura, anzi. Le cose non s’accontentarono di sorriderle, continuarono a migliorare: qualcuno disse che – pur avvenentissima – sembrava tagliata per film impegnati. Ci credettero tutti, fino all’estremo lieto fine: Ryan Reynolds, bella promessa pure lui, la chiese in sposa.
Dopo che la vita ti ha passato tutti gli assi, pure i buoni si preparano a farsi furbi. Ma da giovani si è così fragili che ci s’innamora di chi ci piace, così Scarlett, pensando che la vita avesse solo margini di miglioramento e nessuna cattiveria stipata, disse sì. Ci vuole una certa disposizione al sogno per credere che quando gli dei ti offrono tutto, poi te lo danno. Si sa che una specialità della Fortuna è illuderti che te la meriti.
Lost in Translation
In principio fu Sofia. C’era lei, Scarlett, nella parte di Charlotte, giovane e infelicissima moglie chiusa in un hotel. Intorno, il nulla, Tokyo, un Giappone qualunque e un marito distratto.
La critica accreditata scambiò Lost in Translation per un capolavoro su distanze e straniamento, riguardandolo oggi fu il primo esperimento di film dell’orrore matrimoniale: l’amore è quella cosa che crolla appena metti la prima pietra. E chi si è sposato lo sa: ai semi del divorzio spunta la prima radice durante il viaggio di nozze. Ogni contratto è generatore di tristezza, la firma è ambasciatrice di pena. Nel film incontra Bill Murray, diventano amici. Presa confidenza, sul finale lui le sussurra all’orecchio una parola mentre lei torna dal marito. Probabilmente: «Lascialo».
Ma ogni salvezza è questione di volontà, lei sorrise e non disse nulla.
Primo divorzio
E l’arte ci si mise davvero, a imitare la vita. Perché il matrimonio di Scarlett e Ryan dura un soffio. Motivi dichiarati (da lei): le ambizioni. Due stelle non possono brillare dividendosi le notti. Ognuno ha le sue tattiche per scansare il senso di colpa: se sei una canaglia è stata necessità, se sei incapace è per costrizione. E fu divorzio. Poco dopo, Ryan sposa Blake Lively. Due figli dopo, è il marito migliore del mondo. Pure se ti ha fatta irresistibile, il destino ha sempre pronta una bionda più bionda di te.
Un buon regista è un mezzo profeta
Ci pensa Woody Allen a spiegare meglio, il film è Match Point. La trama: un giovanotto arrampicatore è combattuto tra una ragazza incantevole di cui è innamorato e un’altra solo ricca e stabile. Prenderà la seconda. La leggenda del cuore che sorpassa la ragione è una trovata della letteratura per non togliere speranza alle anime delicate. C’è l’amore romantico e c’è l’amore plausibile: la verità è che il desiderio sfiora, ma non riesce mai a ferire a morte.
Non manchi a un uomo la malvagità necessaria per fare il proprio interesse
Esiste un punto dell’innocenza in cui si pensa d’aver imparato qualcosa dal passato. Scarlett capisce che il matrimonio è anche questione di misure e conviene scegliere avversari del tuo stesso peso. Per stare sicurissimi, qualcuno di peso inferiore. Solo che trova Romain Dauriac, ex giornalista, un altro troppo sensibile al problema della riuscita personale. E infatti finisce, anche con lui. Stavolta non c’è nemmeno l’orgoglio, per curarsi: un conto è se ti lascia chi è meglio di te, un altro se ti lasciano quando pensavi di essere tu meglio di loro.
Cose dette per scherzo spesso son profezie
Ci si mette poco a passare tutta la vita chiedendosi: «Dove ho sbagliato?». A cercare la risposta quand’è inutile la domanda. Scarlett intanto taglia i capelli sempre più corti e non esclude di accettare incarichi politici – «Non siamo fatti per la monogamia», ha dichiarato ai giornali.
Ma non spetta a noi dire che l’amore eterno non si può. «Io sono la più potente, tra gli dèi e tra gli uomini, sono Afrodite», è la maledizione di Euripide nell’Ippolito, «quelli che hanno rispetto del mio nome io li onoro, quelli orgogliosi, li atterro». Se di parole ne avete sentite più tristi, tenetele per voi.