Il romanzo “Class” del nostro Francesco Pacifico esce in America e incassa gli elogi di New York Times e New York Magazine: è più americano degli americani
«“Class” è un romanzo inzuppato di sesso, a stretto contatto con gli istinti animali. Grandi peni sono feticizzati e così i lati b delle donne». La recensione dell’ultimo romanzo di Francesco Pacifico – uscito negli Stati Uniti per Melville House a fine maggio – di Dwight Garner sul New York Times si intitola Sex, Drugs and Marxism in “Class”. Un mix rappresentato da Daria, la narratrice della maggior parte del romanzo: «Una titillata marxista dagli occhi verdi» nonché «il fantasma di Jeremy Corbyn in tacco 12», è un’italiana che si muove negli ambienti della Williamsburg bene, centro del romanzo. Per Garner, lo scrittore italiano – collaboratore e colonna di IL – è un tipo di Ben Lerner e Sheila Heiti con un tocco di Michel Houellebecq in più, e il suo stile è «ingarbugliato e gibboso – se il romanzo fosse una gamba, avrebbe vene varicose – ma incarna una voce forte e autentica, come poche mi è capitato di leggere recentemente».
I giudizi di Garner sono simili a quelli dati da Christian Lorentzen sul New York Magazine del 12 giugno: «È una farsa sessuale. Il sesso è di rigore, ce n’è tanto ed è trattato come la colazione, che spesso è ciò che viene dopo». Francesco Pacifico’s Sharp New Novel Class Takes on Post-Hipster Williamsburg, recita il titolo della recensione, che elogia lo scrittore italiano per essere riuscito a ricreare il milieu dell’angolo più hipster di Brooklyn: Williamsburg appunto. Un’impresa mancata dai romanzi americani. Pacifico parla di sesso, come s’è visto, di soldi (anche di quelli passati dai genitori), di feste a casa di scrittori. Mette a nudo l’esistenza di una coppia di romani arrivati a New York per inseguire le proprie velleità artistiche con una trasparenza che gli americani tendono ad evitare, o non riescono a mettere a fuoco. «Vite infelici di romani mantenuti a New York», era il sottotitolo dell’edizione italiana uscita per Mondadori nel 2014. (Qui la recensione di Vincenzo Latronico e la segnalazione di Christian Rocca, entrambe su IL)
Anche lo stile cattura l’attenzione del recensore: «Pacifico ha rotto molte regole sul punto di vista e la narrazione. Lo ha fatto in un modo che si sarebbe chiamato sperimentale se lo avesse fatto un americano. Si potrebbe definirlo sciatto, per come è ideato. Il suo stile è una forma di gossip. Daria racconta dall’interno della testa di Ludovica e di numerosi personaggi maschili, con la maggior parte dei quali è stata a letto, due dei quali ha incontrato da teenager a un campo estivo». E nel chiacchiericcio di Daria, osserva sempre Lorentzen, si insinua una critica al romanzo americano, in particolare quando lei parla del suo affair con lo scrittore (fittizio) James Murphy: «Gli scrittori americani moderni sono diventati importanti sotto George W. Bush, come antidoto al suo regime. Così ora si sentono obbligati a fornire un modello di assoluta virtù ogni volta che sopprimono l’interesse individuale, per evitare i vizi di classe. Convincono se stessi e i loro lettori di non avere alcun vizio di classe». Per chi fa la morale, non c’è gusto. Men che meno, sembra, letteratura.
(Qui un brano della versione inglese di Class)