«Take your pleasure seriously» è una delle linee tracciate da Charles e Ray Eames: il proprio piacere è da prendere sul serio, che sia la comodità di una sedia o il divertimento di un gioco o di una magia. Come la macchina che i due usavano per i primi esperimenti di compensato modellato: una gabbia di listelli di legno contenente una membrana che gonfiavano con una pompa da bicicletta. Gli strati di compensato da plasmare, incollati, stavano tra la membrana e la gabbia e quando dopo 6 ore erano asciutti, gli Eames li estraevano al grido magico di «Ala-Kazam!». Da cui il nome: Kazam! machine. La produzione degli Eames, oggetti, mobili, edifici, film, tavole, giocattoli, si attiene al principio del piacere, mescolandoci sperimentazione tecnica e curiosità. Tutti ingredienti che li avvicinano ai meccanismi conoscitivi dell’infanzia. Non a caso uno dei loro campi di indagine.
Play Parade. An Eames Exhibition for Kids è una mostra all’interno della Design Gallery nel Vitra Campus di Weil Am Rhein (Germania), fino al 25 febbraio 2018. Fa parte della grande retrospettiva dedicata alla coppia: An Eames Celebration, che occupa tutti gli spazi del Campus: The Power of Design (Vitra Design Museum), i più di 100 video di Ideas and Information. The Eames Films (Fire Station), Kazam! The Furniture Experiments of Charles & Ray Eames (Schaudepot).
Giochi della loro collezione (alcuni si possono vedere anche nella ricostruzione fedele del loro ufficio, sotto lo Schaudepot) o inventati dagli Eames: è una Play Parade di nome e di fatto. Gli oggetti originali sono sotto chiave, ma sono disponibili ricostruzioni e riedizioni con cui giocare. Ecco quindi il sistema di costruzione The Toy (1951), le trottole, le maschere degli animali Toy Mask (1950), le carte impilabili della vera originale House of Cards (1953), le strutture mobile di Kite (1950).
In fondo, l’intero Vitra Campus è un grande parco giochi. Se così si può definire una concentrazione unica di edifici architettonici particolari. C’è un’affilata e sghemba stazione dei pompieri (la prima opera di Zaha Hadid), abbandonata subito dai vigili del fuoco locali perché usare un bagno con i muri inclinati fa venire il mal di mare (provare per credere). C’è un museo dal tetto a balze (il Vitra Design Museum firmato Frank Gehry), con accanto la Design Gallery. Un altro che è un enorme deposito in mattoni (lo Schaudepot, progetto di Herzog & de Meuron) che racchiude oltre quattrocento sedie e altri pezzi come la libreria Carlton di Ettore Sottsass: ha anche un sotterraneo dove si possono toccare i materiali e vedere come vengono fatti gli arredi. E ancora: uno scivolo altissimo da scendere con i tappeti (è stato ideato dall’artista Carsten Höller), la Vitra Haus fatta di case intersecate e sovrapposte (lo show-room dell’azienda, con caffetteria e negozio al piano terra, sempre di Herzog & de Meuron): qui all’ultimo piano c’è un loft da esplorare, tra grandi teiere e piccole sedie, dedicato ad Alice nel paese delle meraviglie (nell’allestimento di India Mahdavi).
A Weil Am Rhein le curiosità architettoniche sono una ventina, perché negli anni si sono aggiunti sempre nuovi pezzi. Dall’estate scorsa, una campana fa bella mostra di sé vicino all’ingresso: è la prima delle 24 opere che compongono 24 Stops, il percorso a tappe artistiche di Tobias Rehberger che conduce alla Fondazione Beyeler di Basilea, cinque chilometri da fare a piedi o in bici, in mezzo al verde, con sedie enormi da scalare, cannocchiali da sfruttare, scatole colorate da decifrare. Vengono organizzati anche numerosi laboratori per bambini e le attività per le vacanze, ma le lingue attualmente usate sono al massimo tedesco, inglese e francese. Il dipartimento educazione del Vitra Design Museum crede nel linguaggio universale del design: «È il modo in cui viviamo, tutti, tutti i giorni. Qui i bambini sono incentivati a liberare il pensiero. Saranno loro che, un domani, potranno cambiare il mondo, le costruzioni, l’ambiente». Gli Eames sarebbero stati d’accordo.