Stare contenti: dov’è deciso che dobbiamo servire a questo? Non c’è abbastanza felicità per tutti, a questo mondo. Per quella che rimane bisogna fare la guerra, uno contro uno.
Ecco l’ingiustizia di tutte le ingiustizie: se tu stai benissimo, da qualche parte c’è un uomo triste.
Mia Farrow
Generalizziamo: il destino è così infame che “bellissima, giovane e con notevoli talenti” può non bastare. O meglio: basterebbe, se ti garantissero certe immunità. Per esempio dovrebbe capitarti di trovare un brav’uomo. Ma innamorarti di chi dici tu è fortuna: si finisce a tenere le vele sempre verso il pericolo più grande. Il bene e il male s’attraggono? Forse. Si sa che una promettentissima giovane attrice nel 1979 incontrò Woody Allen e da lì fu un’unica picchiata. Lui era divertente e disperato – più di tutto, gli piacevano gli psicanalisti.
Con un bilanciamento tra malattie mentali e distanza emotiva restarono innamorati per 13 anni
È noto come va con certi pazzoidi: a volte è bello, a volte bellissimo, certi giorni pensi di morire. Non ci fu nessun matrimonio: lei era la musa, lui dio. Pareva fatta.
Ma c’è una cosa da sapere sui grandi maestri: per quanto siano bravi a venderti un’intesa perfetta, sanno benissimo che sei solo l’amichetta che li sta accompagnando dalla prossima amichetta. È il primo comandamento: in caso d’artista, non farti illusioni d’eternità.
Il guaio di avere un pubblico è che serve sempre una trovata nuova: date all’artista nevrotico una relazione impossibile e l’artista solleverà il mondo. E così, dopo un po’, Woody Allen decide che è ora di farla grossa: si innamora della figlia di Mia Farrow, Soon-Yi.
“Astieniti con rigore dal giudicare”, ingegnosa regola apprezzata dalla filosofia, dagli scrittori e dai grandi impostori
L’amore è il sentimento più facile da provare, quindi – forza di logica – anche il più stupido. Woody è mortificato per il mezzo incesto, ma si sa, il dominio completo sugli affetti non può in generale conseguirsi, punto. Da certe cose non trovi la via del ritorno, agli innamorati non resta che dire, tutte le volte: «Scusatemi, ero sopraffatto». Il cuore di Mia va segretamente a pezzi ma per fortuna può avviare un’apocalisse un po’ più pubblica e partecipata, quella in tribunale. Se non fosse che Woody è troppo intelligente per non sapere come si scansa la gogna mentre lei diventa la moglie tradita che strepita: tra chi fa quietamente il pazzo e chi ha ragione però alza la voce, il pazzo è chi ha ragione. Fare la vittima è un’arte: per uscire sconfitti e trionfanti serve destrezza. Woody aveva dalla sua parte il beneficio del genio, e scusare le scelleratezze di un genio è esercizio radicale: non si perdona, si ignora.
Philip Roth, la consolazione dell’amicizia
Mia non si controlla per anni e così perde anche il diritto di sedersi dalla parte di quelli che non hanno torto. Alla fine non resta che cercare il conforto dei simili: è diventata la migliore amica del più grande nevrotico dell’umanità, Philip Roth. Fanno le foto abbracciati, lei scrive la caption su Instagram: BFF. Best friend forever. Forse c’entra l’identificazione: se esistesse una controfigura reale per il personaggio ricorrente di Roth, Zuckerman – lui in ogni intervista manda avanti l’io narrante perché si rifiuta di metterci la faccia – sarebbe Woody Allen. Mia Farrow però non è Claire Bloom.
Claire. Dietro ogni grande romanzo c’è una donna che torturava lo scrittore
«Philip e Claire sono uno peggio dell’altra, però sono stati insieme 17 anni. Insomma, non poteva essere così male» disse Gore Vidal del loro matrimonio. E in effetti, a quel matrimonio manca solo un Nobel. Claire era la donna perfetta, quella capace di escogitare sempre modi nuovi per deluderti. È in tutti i romanzi, sistematicamente umiliata da un misogino mezzo depresso e mezzo esaltato. Sarà questa, l’amicizia Farrow-Roth: un’alleanza postuma contro quei due, Woody e Claire. La letteratura in fondo spiega tutte le volte la stessa cosa: che essere felici è sempre uguale, è stare male che ha infiniti modi. E mettersi in un angolo a fartela passare in silenzio è un conto, quando sei nell’angolo perché hai fallito a vendicarti è un altro. In due magari è meglio.