I critici del New Yorker ne sono entusiasti, e Bill de Blasio ci va in pausa pranzo: siamo andati anche noi a Manhattan per provare i celebri panini di Pisillo, la paninoteca più trasversale del Financial District
Un anno fa gli equanimi critici del New Yorker, hanno iniziato a sbilanciarsi: oggetto della loro curiosità una paninoteca italiana nel cuore di Wall Street. Dapprima attirati e increduli di fronte alla fila di dirigenti, impiegati, operai, muratori, turisti, cervelli in fuga con nostalgia di sapori noti che si assiepava di fronte a una semplicissima insegna, e poi colpiti dalla “disco music” che usciva dal piccolo negozio di Nassau Street gli scrittori stilarono quindi una sperticata recensione a Pisillo Panini, accompagnata da un video. Voci narranti Antonella Silvio e Carmelo Nazzaro, la coppia/team che anima Pisillo. «Il nome viene dal bar di mio nonno, a Montesarchio nel Beneventano», dice Carmelo, «al mio paese era un’istituzione, anche dopo la chiusura nel 1980, e io ho voluto mantenere vivo quel ricordo». Il posto ha conquistato anche critici meno blasonati ma pur sempre esigenti: gli utenti di Tripadvisor con le loro stelle hanno fatto salire Pisillo al numero uno di tutti i posti (a prescindere dalla categoria) in cui mangiare a Manhattan. Carmelo conserva fiero ma anche tuttora stranito lo screenshot di qualche tempo fa: da allora è “sceso” al n. 4, dopo Daniel Boulud, Gabriel Kreuther e Thomas Keller.
Qual è il suo segreto? Non certo il luogo, poco più di 50 metri quadri, né l’idea: il panino. New York è da sempre patria non solo della pizza slice ma pure dell’hero, l’Italian sandwich, insomma del panino. Ma attenzione, dice Carmelo, la faccenda non è così semplice: «Non c’è giorno che non debba spiegare a qualcuno che qui non troveranno pane scaldato alla piastra», in inglese il panini (ebbene sì, è questo il singolare…) è una sorta di toast, e loro quando ordinano se lo aspettano, «ma la cosa mi diverte e non mi scoccia reiterarla. Piuttosto assieme alle bandiere delle mie squadre preferite (Juventus e Benevento) espongo alle pareti pure un cartello in cui gli spiego cosa faccio. Per me è un grande piacere essere riuscito a conquistarli e a fargli apprezzare e conoscere una cosa così semplice e buona».