Mondiali senza Italia? Vi diamo 15 motivi per mettervi lo stesso davanti allo schermo: 15 giocatori (ruolo per ruolo, riserve comprese) che hanno tutto il talento per trasformarsi definitivamente nelle nuove stelle del pallone
Siamo abituati ad avere un rapporto quasi mistico con il talento calcistico: pensiamo nasca spontaneamente, come un frutto della terra o del caso, ma Russia 2018 sarà soprattutto la testimonianza che oggi il talento non nasce né si sviluppa accidentalmente, ma nei Paesi che meglio hanno imparato a coltivarlo. Questo è quindi il Mondiale dei movimenti calcistici che si sono meglio attrezzati per rispondere alle esigenze sempre più complesse del calcio contemporaneo, battendo strade nuove e coraggiose, ripensando il modo di fare calcio nel contesto nazionale.
Tutte le squadre che arriveranno competitive a questa sfida vengono da un percorso lungo e da un progetto d’ampio respiro. Questo è il Mondiale dell’inesauribile fucina di talenti francesi, cresciuti nelle accademie nazionali istituite già negli Anni 70, ma anche sui campi di cemento della periferia parigina (a cui Nike ha dedicato il documentario Ballon sur Bitume). È il Mondiale della programmazione calma della Germania campione in carica; della nuova generazione spagnola – di Isco e Asensio – e della maturità di quella belga, le cui basi sono state gettate anni fa con decisioni radicali della Federazione, che ha imposto il 4-3-3 e un gioco che privilegiasse la tecnica e l’uno contro uno.
Anche l’Inghilterra, dopo anni di fallimenti, è uscita dal proprio orgoglio isolazionista e ha cominciato a lavorare con calma nei centri federali, aprendosi alle conoscenze estere. Oggi il campionato inglese è quello che può vantare i migliori allenatori al mondo e in parte questo si rispecchia in una squadra che prova a giocare senza lanciare lungo e provando a controllare il pallone. Una Nazionale che ha forse a disposizione alcuni dei talenti più eccitanti della competizione – Kane, Alli, Sterling – e che lavora già per il futuro. L’Inghilterra ha vinto gli Europei U-19, è arrivata terza a quelli U-21 e ha vinto i Mondiali U-20.
L’Argentina – nel Mondiale che definirà la legacy di Messi – ha scelto un allenatore ossessionato dalla tattica come Jorge Sampaoli, e persino il Brasile, il Paese con il rapporto più religioso e irrazionale con il calcio, ha dovuto imparare dal fallimento del 2014 per scendere a patti con il professionismo del calcio di oggi. Tite è forse il primo ct brasiliano più attento alla tattica che alla tecnica, studiata alla scuola europea di Arsène Wenger e Carlo Ancelotti.
Questo è, quindi, soprattutto il Mondiale del trionfo della progettualità e della coltivazione attenta del talento. A differenza delle ultime edizioni, quasi tutte le squadre ci arrivano a un buon punto del processo di ricambio generazionale. Giocatori come Neymar, Harry Kane, Kevin De Bruyne, Isco, Paul Pogba arrivano all’apice della loro carriera; dietro di loro, però, ci sono giovani di culto che in Russia potrebbero rivelarsi al mondo. Tra le vetrine che espongono i talenti del calcio contemporaneo, il Mondiale è la più prestigiosa. Nessuna competizione ha lo stesso potere di definire il valore di un giocatore, riscriverne la narrativa, gonfiarne il prezzo. Abbiamo scelto quindici talenti, ruolo per ruolo, che in Russia potrebbero portare la propria carriera su un nuovo livello. Quindici motivi per mettervi davanti al televisore anche senza la Nazionale italiana.