Experimental and Sustainable Music Festival è il sottotitolo di uno dei progetti più interessanti nati negli ultimi anni in materia di rassegne estive: Terraforma, quest’anno alla quinta edizione, dal 29 giugno al primo luglio nel bosco di Villa Arconati-FAR a Bollate, Milano. Il format, ideato dai ragazzi di Threes Productions (l’agenzia di under 40 che organizza l’evento in collaborazione con la Fondazione Augusto Rancilio, dal 1983 impegnata nella tutela e promozione della villa), prevede di affiancare a una proposta artistica internazionale un percorso di valorizzazione, bonifica e riqualificazione del bosco – dalla potatura di alberi secolari alla messa in sicurezza di aree verdi, fino alla creazione di strutture riutilizzabili in futuro per il parco architettonico. Mentre sui palchi – rigorosamente eco – si esibiscono nomi di un certo peso della ricerca contemporanea (quest’anno Jeff Mills, Vladimir Ivkovic, Lanark Artefax, Powder, Batu, PLO Man, Byetone, Rabih Beaini e Konrad Spenger, solo per citarne alcuni), nei tre giorni del festival (di cui ci siamo già occupati un paio di anni fa) il bosco diventa la base di una community unita non solo dal dato strettamente musicale.
Gli architetti Matteo Petrucci e Sofia Coutsoucos, insieme allo studio di architettura AOUMM, hanno coordinato un team di studenti del Politecnico di Milano per progettare i nuovi arredi del festival, che si ispirano a una versione marziana degli origami giapponesi. Dal palco principale al bar, il nuovo “ecosistema” delle strutture farà emergere scenografie effimere che, messe in relazione con gli assi prospettici e grazie all’uso di elementi simbolici, assumeranno autonomia e identità contemporanea. Il festival presenterà anche un labirinto di siepi, realizzato sul modello originale rinvenuto da alcune incisioni planimetriche della Villa di Marc’Antonio Dal Re risalenti al 1743; per il suo compimento, portato a termine dallo studio di architettura milanese Fosbury, sono stati piantati oltre 500 esemplari di carpino lungo un percorso di cinque cerchi concentrici. Come nelle due precedenti edizioni, il labirinto ospiterà performance artistiche, in particolare quella dei Plaid con le Felix’s Machines tra suoni, luci e movimenti meccanici.
Ci racconta Ruggero Pietromarchi, ideatore e direttore artistico della manifestazione e fondatore di Threes: «L’idea di Terraforma nasce dal desiderio di creare le condizioni ideali per l’espressione artistica di un certo tipo di musica sperimentale, principalmente elettronica, poco valorizzata in Italia. Allo stesso tempo, Terraforma si propone di valorizzare un patrimonio come Villa Arconati attraverso contenuti di cultura contemporanea, e di fornire al pubblico la possibilità di un’esperienza unica e immersiva».
Parlare di sostenibilità ambientale e legarla alla musica per proporre un concept di festival così sfaccettato è stata una sfida, che pare vinta.
«Sì, ci vuole coraggio. Sin dal principio il nostro focus è stato di rendere molto concreto l’approccio alla sostenibilità, attraverso un piano che comprende la riqualificazione del Parco di Villa Arconati-FAR e lo sviluppo di un piano architettonico per gli allestimenti. Proprio questi subiranno un rinnovamento quasi totale per questa edizione. Abbiamo ripensato alle strutture con maggiore esperienza e sostenibilità rispetto al primo anno, integrando al legno delle strutture modulari di ferro che ci consentano una maggiore flessibilità di montaggio, smontaggio e conservazione.
Perché non esportare il progetto in altri Paesi?
«Terraforma deve molto della sua identità a Villa Arconati. Siamo partiti dall’esigenza di integrare le necessità specifiche di un luogo con quelle della collettività. E quindi: da un lato Villa Arconati, luogo perfetto per un festival esperienziale, ma anche patrimonio culturale da valorizzare; dall’altra Milano, e direi l’Italia, cioè un territorio piuttosto povero di progetti come il nostro. Secondo questa logica, ho difficoltà a immaginare Terraforma declinato su spazio e comunità che non conosciamo. Comunque, mai dire mai: magari si può lavorare si può immaginare un nuovo progetto, pensato ad hoc secondo le specificità del caso».
Che cosa consiglia a chi non è mai venuto al festival?
«Venite in tenda. Magari non è semplice per tutti, ma il campeggio rimane l’anima del festival, pensato e articolato per essere vissuto nella sua interezza dal tramonto di venerdi al tramonto di domenica. Il programma delle esibizioni prevede una serie di performance senza che vi siano sovrapposizioni. Dal tramonto all’alba si alternano concerti di musica elettro-acustica, dub, folk e techno. Tra gli act da non perdere, perché non facile da ascoltare in Italia e ancor meno in un contesto del genere, consiglio quello del musicista iraniano Mohammad Reza Mortazavi».
Prima tappa di avvicinamento alla quinta edizione di Terraforma: il 5 giugno, a Triennale Teatro dell’Arte di Milano, l’anteprima italiana (presentata da Threes in collaborazione con il festival FOG) del concerto della cantautrice svedese Anna Von Hausswolff, una della novità più interessanti partorite in questi ultimi anni dalle brumose terre scandinave, che presenterà il suo ultimo Dead Magic. Info e biglietti a questo link. Per Terraforma, invece: il pass, che include il campeggio di tre giorni a 120 euro o di due giorni a 85 euro, e biglietti giornalieri a 35 euro (per venerdì e sabato) o 25 euro (per la domenica) sono disponibili sul sito terraformafestival.com e su mailticket.it