Un'elegante semplicità: il segreto della bellezza di questa scrivania disegnata da Le Corbusier e B.V Doshi negli Anni 60, ponte ideale tra Europa e India
«Semplicità e praticità, questa è la ragione della sua bellezza». Thierry Betancourt è un designer cosmopolita, le cui origini si dividono tra Francia e Stati Uniti, ma il suo lavoro è bilanciato tra Milano e Mumbai, in India. Per questo, spiega, la sua ammirazione va a una scrivania iconica per il mondo del design sia orientale sia occidentale, disegnata da due maestri, lo svizzero Le Corbusier e l’indiano B.V. Doshi (vincitore del Premio Pritzker 2018, il Nobel dell’architettura).
«In teak nero, è stata disegnata per uno dei vari uffici che fanno parte della grande opera di Le Corbusier nella città indiana di Chandigarh. Mi ha sempre colpito per la sua straordinaria semplicità». Con i due grandi dell’architettura, Betancourt condivide anche il fatto che vive in India e realizza i suoi pezzi avvalendosi del lavoro degli artigiani locali. «Sono ispirato dalle loro opere, che hanno segnato una certa sensibilità contemporanea espressione della collaborazione tra l’Occidente e l’India, alla ricerca di una moderna utopia e anche di un nuovo concetto dell’abitare».
Un esempio di questo lavoro di sintesi sono l’essenzialità e la pulizia di Araignée, consolle oggi proposta dalla Galleria Nilufar di Nina Yashar, insieme con altri tre pezzi di Betancourt. Che, nel 2018, ha anche lanciato a Milano il brand di tappeti Ilo Rugs: uno di questi ha fatto la sua apparizione nella prima casa stampata con tecnologia 3D presentata allo scorso Salone del Mobile milanese da Massimiliano Locatelli. «Alla prossima Design Week di Milano porterò tre progetti: un pezzo per Nilufar, una collezione di Ilo e un’altra nata dalla collaborazione con Studiopepe», annuncia Betancourt. Anche le utopie, alla fine, possono essere concrete.