L’amore è un’app. Anzi, una dating app, un’applicazione che, grazie a geolocalizzazione e messaggistica, incrocia i destini. Lei e lui, oppure lui e lui, lei e lei, in cerca di una relazione stabile. Pronti a investire poco tempo, ma sufficiente denaro per incontrarsi. Un business che ha già toccato quota 4,6 miliardi di dollari. Facciamo i conti in tasca al più romantico dei sentimenti. E ai motori di ricerca dell’anima gemella
Non siamo fatti per rimanere soli. Ma come riuscirci tra lavoro, spostamenti, straordinari? Non c’è un modello assoluto. Non esiste investimento corretto, né tantomeno l’applicazione perfetta in grado di farci svegliare tra le braccia sconosciute dell’amore della vita. Eppure la ricerca online del partner è già la scelta di nove milioni di utenti solo in Italia. Secondo uno studio universitario di Philipp Hergovich and Josué Ortega, una relazione su tre (per le coppie omosessuali sale al 70 per cento, 47 per cento per quelle femminili) nasce online e, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Physics and Society, questa nuova libertà sentimentale ha comportato un aumento delle relazioni interraziali, favorendo l’integrazione.
Quanti soldi girano intorno al business delle dating app, questo moderno gioco delle coppie che, con uno smartphone e un’applicazione, permette di geolocalizzare e messaggiare con il partner potenziale. Fino al primo appuntamento offline, che sia o meno l’incontro giusto. Le stime parlano di un giro d’affari di 4,6 miliardi di dollari nel 2016 solo negli Stati Uniti, con una previsione di crescita di circa 100 milioni di dollari all’anno fino al 2019. E in Italia? Sebbene la proporzione donna/uomo sia ancora lontana da un equilibrio (il rapporto è 1 a 4), un sondaggio di Ogury svela che le app più utilizzate qui da noi sono Badoo, Lovoo, Tinder, Once e Happn. Il funzionamento di queste applicazioni si basa su alcuni punti comuni. L’iscrizione è gratuita e permette un utilizzo limitato delle funzioni disponibili che, attraverso l’acquisto di crediti, o abbonamenti temporali, possono essere sbloccate. Queste specifiche funzioni sono differenti a seconda dell’app e permettono, ma non garantiscono, un maggior successo nell’ottenere l’interazione diretta tra persone che hanno mostrato reciproco interesse. Gli italiani dimostrano di essere affascinati dalle possibilità tecnologiche che offre la geolocalizzazione, prediligendo incontri a distanze permissive, colmabili con brevi spostamenti in auto o treno. Il bisogno imminente di compagnia sovrasta l’incolmabile distanza romantica, hic et nunc.
La gratuità è il punto di partenza di queste applicazioni, essenziale per ottenere un più ampio numero di utenti attivi. Un bacino d’utenza più ampio è, da un lato, più appetibile per l’utente stesso (più profili significa più scelta), dall’altro, per l’app stessa; più la rete di persone coinvolte è estesa, maggiore sarà il numero di utenti che investiranno in micro-transazioni. Per non parlare dell’aumento di reach delle pubblicità. Non è tutto gratuito come sembra: di lato all’attrattiva del free access, vengono richiesti continui piccoli sforzi economici, una tantum o in abbonamento, per attivare funzionalità utili, sfruttando l’incipiente bisogno umano di ricongiungersi alla non-solitudine.
Badoo ha raccolto 400 milioni di iscritti in dodici anni di attività. Come un liceo molto frequentato, da cui riprende anche un’estetica sciatta e caotica, gioca sulla popolarità. Più un iscritto è popolare, più bisognerà investire per poterci comunicare. Il costo per 100 crediti, il minimo per sbloccare alcune (e vaghe) funzioni per l’upgrading sociale, ha un valore di 3,50 euro. La montagna da 2.750 crediti, invece, vale 52,49 euro. La versione premium, che permette di scrivere agli iscritti più popolari (non garantendo, però, la loro risposta), ha un costo mensile di 19,99 euro. A 114,99 euro si trova anche una triste e rassegnata iscrizione a vita; non una grandissima pubblicità se tra le opzioni iniziali hai scelto “cerco l’amore”.
All’oceano di profili e di swipe forsennati, c’è chi predilige la qualità o, quantomeno, un po’ di romantica casualità.
Once si distingue proponendo al suo iscritto un solo profilo al giorno, frutto del lavoro umano di ricerca dei propri specialisti. Con l’abbonamento premium, da 19,99 euro al mese, è però possibile spronare il lavoro di questi cupidi per ricevere tre proposte giornaliere. Happn, invece, è per chi ama sognare: chi non vorrebbe conoscere il grande amore avvistato in metropolitana o la persona con cui c’è stato un fugace scambio di sguardi nelle vie del centro? Happn mostra tutti gli utenti incrociati nell’arco della giornata a cui si potranno mandare dei like anonimi che, solo in caso di reciprocità, daranno avvio all’agognata conversazione.
Per chi non volesse perdere troppo tempo, è possibile utilizzare il “ciao”, una richiesta esplicita di conversazione. Dieci “ciao” quotidiani valgono 22,99 euro al mese. Tinder, con 50 milioni di utenti, di cui 4,1 in versione premium (9,99 euro per chi ha meno di 30 anni, 19,99 per tutti coloro che li hanno superati), ha innovato il mondo del dating con l’introduzione del concetto di swipe left/right. Con un solo movimento del dito, si può selezionare o ignorare il profilo che ci viene proposto. Questo piccolo gesto, utilizzato anche come semplice solletico per l’autostima, ha trasformato queste app in entertainment, costringendo la concorrenza ad adattarsi, imitandone la tecnologia. Tinder domina il settore con una previsione di fatturato di 800 milioni di dollari (raddoppiato dal 2017), per un profitto che viene stimato intorno ai 320 milioni di dollari.
Per la comunità LGBT, le app più utilizzate sono Grindr che, con l’intelligente e premurosa possibilità di segnalare la propria salute sessuale, risulta la più gradita dal pubblico maschile (con 3,8 milioni di utenti attivi giornalieri al mondo, premium a 11,99 euro), e Her, dedicata a quello femminile, sicuramente la più attenta nelle opzioni inerenti a gender e sexuality (premium a 15,99 euro).
Il dating è un universo in continua espansione. Bumble, con 22 milioni di utenti, lascia la prima mossa alla donna (premium a 24,99 euro e ulteriori funzionalità attivabili con micropagamenti da 1,99 euro); Raya, con la sua feroce selezione all’ingresso, cerca di posizionarsi come ambiente elitario (nonostante la misera richiesta di 7,99 euro al mese e di 2,99 euro per i contatti diretti); Meetic e OKCupid, tra i siti più storici, propongono questionari per migliorare la ricerca dell’anima gemella (Meetic premium si aggira sui 29,99 euro al mese); Momo (Jinyuang), l’app cinese esportata in tutto il mondo, ha quasi 100 milioni di utilizzatori. Scegliere l’app più adatta alle proprie esigenze è fondamentale. Statista, in un sondaggio a risposta multipla, ha rilevato che il 61 per cento dichiara di utilizzarle con lo scopo di trovare qualcuno con cui condividere interessi, il 42 per cento per una relazione a lungo termine e il 26 per cento per puro divertimento senza impegno.
Il mercato garantisce praticamente ogni possibilità all’animo solitario. Sempre secondo Statista, c’è chi non vuole investire alcunché (il 24 per cento) e chi investe oltre i 25 dollari mensili (47 per cento), seppur gli utenti premium pare siano, per una ricerca di Earnest, non più del 3 per cento. Questo potrebbe significare che gli utenti abbiano maggiore predisposizione a compiere micro-transazioni mirate, piuttosto che investimenti mensili, forse anche nell’ottica di riuscire a trovare una persona con cui iniziare una relazione. Perché anche i cattivi appuntamenti hanno un costo, ben più alto di quanto possiamo immaginare.
Secondo uno studio di eHarmony, gli inglesi, nel 2018, spenderanno due miliardi di sterline e 96 milioni di ore in brutti appuntamenti. Per gli americani va anche peggio: 1.596 dollari a persona. Trovare l’amore è un investimento, online e offline, ma il dating online è parte della rete di iperconnessioni in cui abbiamo deciso di immergerci iscrivendoci ai social. Abbiamo già accettato i termini per cui la ricerca della non-solitudine vale la concessione dei nostri dati.
È l’amore ai tempi dei Big Data. Non resta che chiederci: quanto siamo disposti a investire per trovare il futuro partner? Che prezzo ha la nostra non-solitudine? Quanto vale, per noi, l’amore?