Per la nostra serie “L'avessi fatto io”, Guglielmo Poletti sceglie la MVS CN di Maarten Van Severen: un pezzo creato «per dare forma alla propria concezione. Non a servizio del consumatore, ma per se stesso»
Guglielmo Poletti ha scelto questo pezzo, che poi entra anche nel catalogo di Vitra nel 1998 come sedia .03, «per come Van Severen è arrivato a svilupparlo e a produrlo: ha costruito la sua personale, intima visione. Non a servizio del consumatore, ma per se stesso». Per capire il processo creativo del maestro belga, Poletti consiglia anche la visione del documentario Maarten Van Severen: Addicted to Every Possibility (2014). «Ha saputo lavorare materiali tradizionali stressandone i limiti», continua il designer: «Creava i pezzi a mano nel suo atelier. La prima versione della MVS CN del 1992 è infatti a tiratura limitata. Poi con Vitra si passa alla produzione su larga scala: da pezzo di nicchia, custom, diventa industrializzato (in schiuma poliuretanica con gambe in tubolare di acciaio e alluminio profilato, ndr). È interessante vedere come convivono questi due estremi».
Poletti si è trovato a vivere qualcosa di simile quando, lo scorso anno, è stato chiamato da Desalto per sviluppare un nuovo progetto. Il risultato è il tavolo MM8 in alluminio e la collezione Void in lamiera d’acciaio curvata, presentati all’ultimo Salone del Mobile. Nell’ambito del furniture prima aveva lavorato solo con gallerie, tra cui Rossana Orlandi di Milano e SEEDS London, e per clienti privati. «È il mio primo vero lavoro industriale: il tavolo MM8 nasce da un esemplare prodotto per un cliente privato con il top di 6 millimetri realizzato insieme ad artigiani che fanno pezzi d’arte. Lo abbiamo portato a 8 millimetri con una verniciatura a polvere al posto della patina. Il principio costruttivo è rimasto inalterato. È la traduzione di un lavoro libero in un pezzo industrializzato: alla base c’è l’integrità di dare forma alla propria visione, non esigenze di catalogo o di mercato. È ciò che mi interessa davvero. Mi piacerebbe continuare a mantenere questo approccio indipendente all’industria», spiega.
Una libertà non solo nel rapporto con le aziende, ma anche a partire dai princìpi creativi, dal grosso impegno di ricerca che viene prima di tutto. «Van Severen aveva lavorato molto con Rem Koolhaas, realizzava i mobili per i suoi edifici», continua Poletti. «Lui, come un altro che ammiro per la sua integrità, Donald Judd, è stato capace di mettere insieme diverse discipline: scultura, architettura, design. Sono modelli di un’attitudine fondata su criteri solidi. Per questo il risultato è riconoscibile».