«L'idea di quelle fotografie che da più di quarant'anni riposavano nel buio e che raccontavano luoghi e volti, fermi in un'epoca così tenera della vita, mi continuava a frullare per la mente ogni volta che pensavo a Guido. La sensazione della mia piccola missione si faceva strada nella mia testa. Bisognava mostrare quegli scatti in bianco e nero risalenti al 1974 e poi quelli molto più recenti di un secondo viaggio sull'isola compiuto nel 2011, anch'essi inediti. Dovevo portare quelle immagini allo scoperto a ogni costo». La curatrice Irina Zucca Alessandri racconta così, con sincero entusiasmo, la genesi di Guido Guidi – IN SARDEGNA: 1974, 2011, la mostra che da venerdì 21 giugno a domenica 20 ottobre il museo MAN di Nuoro dedica a uno dei nomi più significativi della fotografia italiana.
L'esposizione occupa i quattro piani dell'istituzione culturale nuorese e raccoglie 250 immagini – mai presentate prima al pubblico – relative alle due esplorazioni in terra sarda compiute da Guidi a 37 anni di distanza l'una dall'altra. Visioni di campagna, particolari catturati lungo la strada, centri abitati, abitazioni, abitanti del luogo incrociati durante gli spostamenti: nella prima serie, in bianco e nero, scorre un mondo cristallizzato nel passato che vibra di inevitabili suggestioni nostalgiche; eppure, come nota lo storico Antonello Frongia, «si farebbe un torto a considerare questo viaggio in Sardegna come appendice di quella lunga tradizione di fotografia antropologica o pseudo-antropologica che dagli anni Cinquanta agli anni Settanta ha portato molti fotografi, italiani e stranieri, nelle lande “primitive” delle Isole e del Sud». Il valore documentario delle immagini, infatti, è inequivocabile; queste, però, sono anche l'espressione di un'elaborazione personale – di un'astrazione intellettuale e soggettiva –, sebbene inserita negli ambiti narrativi più immediati del reportage.
Molti anni dopo, nel 2011, il fervore si è placato, lo sguardo è diventato profondo. Tornato sui suoi passi, Guidi si muove con lentezza. L'attenzione, ora, è rivolta alla sostanza stessa – la materia – di quel mondo di pietre, case e facciate che ha davanti. L'approccio è analitico, ma la volontà di portare in superficie i significati nascosti dalle apparenze del quotidiano è inseparabile da una nota di curiosità stupita, quasi di meraviglia. La luce, calda, si proietta su un paesaggio forgiato da mani ignote, giunto a noi attraverso ripetute sedimentazioni, registrato in immagini a colori di seducente nitore.