Sculture luminose lavorate dagli artigiani che restaurano Jaguar e Ferrari: sette pezzi unici, destinati ai collezionisti, progettati e prodotti da un celebre duo di designer
Per Nipa Doshi e Jonathan Levien è la prima volta. Avevano già sperimentato una grande libertà artistica, «per esempio con Moroso o con John Lobb», raccontano; ma questa volta, con il controllo dell’intero processo – dalla creazione alla produzione, dal lancio alla vendita – la libertà è completa. L’oggetto di tanto impegno è la collezione Earth to Sky: sette lampade, anzi sette sculture luminose in metallo che rappresentano la prima auto-produzione del duo di designer di casa a Londra. «È un nuovo passo per lo studio: per noi è come uscire dalla nostra zona di comfort massimizzando l’incrocio di arte e design già sperimentato in lavori come quelli per la galleria Kreo di Parigi», spiegano.
Le sette lampade sono nate da forme lineari e geometriche che si uniscono in una struttura organica: «Sono composizioni di elementi che in sé sono piccole sculture», spiega Jonathan, che continua: «Abbiamo preparato prototipi tridimensionali usando la carta: il passaggio al metallo è stato automatico. Da lì è iniziata la ricerca di artigiani in grado di realizzare la nostra idea. In Gran Bretagna c’è una grande tradizione di restauratori di auto: ci siamo rivolti a loro». E così la produzione è avvenuta nelle Midlands e le finiture sono state lavorate a Londra. «In particolare abbiamo collaborato con un restauratore specializzato in Ferrari customizzate, suggerito da un amico collezionista», conclude.
Il materiale principale è un alluminio per uso automobilistico, che viene modellato usando gli stessi laminatoi utilizzati per il restauro di carrozzerie sofisticate come quelle delle Jaguar E-Type e XK. Ogni lampada ha una forma di alluminio composta da almeno due pezzi battuti su un blocco di legno con un martello e poi saldati insieme. «Gli artigiani che abbiamo coinvolto non erano abituati a lavorare a un intero progetto. Abbiamo risolto con loro i problemi di produzione, dalla distorsione del materiale alla difficoltà di raggiungere la forma desiderata, non avendo questa volta alcun aiuto di tipo ingegneristico. Abbiamo spinto al limite le loro capacità: essendo pezzi per collezionisti, dovevano essere perfetti», raccontano. «Dell’artigiano mi attrae l’idea di qualcosa fatto al meglio nei limiti di materiali e processi. I dettagli fatti ad arte rivelano il lavoro di una mano esperta e diventano una potente espressione dello sforzo, del tentativo umano», dichiara Jonathan. Dal lavoro in officina deriva anche la parte legata alla Terra del nome della collezione (Earth To Sky): la pesantezza dei materiali e del martello che batte il metallo si contrappongono alla leggerezza aerea, al cielo raggiunto dalle forme che sono il risultato di questo processo.
La collezione è composta solo da pezzi unici: due lampade da tavolo (una con base in marmo e fonte luminosa dorata, l’altra a mensola), tre applique con alluminio pieno e perforato e due a sospensione. «Non abbiamo mai conosciuto chi comprava i nostri lavori: ora venderli in prima persona ci dà l’occasione per costruire una relazione con loro». Come primo passo, hanno fatto venire i collezionisti nel loro studio nell’East End londinese, dove hanno presentato le sette lampade. «Questo è solo l’inizio. Il sogno è una galleria in cui possiamo esprimere completamente il nostro universo», afferma Jonathan. Gli fa eco Nipa, sorridendo: «In India diciamo: comincia in questa vita, finisci in un’altra».