Per la nostra serie “L'avessi fatto io”, Valentina Zuendel sceglie la celebre lampada progettata da Michele De Lucchi: «Incarna uno dei suoi pensieri più belli, “Il design non è solo costruire edifici e oggetti belli, ma è investigare i bisogni e le ambizioni dell’uomo”»
C’è un doppio filo che lega questa lampada best-seller alla storia della designer Valentina Zuendel. Il primo è personale: «Ho scoperto che per questo progetto De Lucchi si era originariamente ispirato ai trabucchi, antichi macchinari da pesca con lunghi bracci che sostengono le reti. Si trovano anche sulla costa pugliese e in maniera del tutto casuale mi sono trovata a possederne uno. Ho capito dal vivo la magia di una struttura del genere», racconta. Il secondo è professionale: «È un pezzo senza tempo. E incarna uno dei pensieri di De Lucchi che sento più miei, e che reputo alla base dell’innovazione, oggi che abbiamo già tutto: “Il design non è solo costruire edifici e oggetti belli, ma è investigare i bisogni e le ambizioni dell’uomo”». Ispirata da questi princìpi, e anche dalla versatilità della Tolomeo, che può essere usata in ambienti diversi, Zuendel ha progettato la Standing Workstation, oggetto ibrido, mobile, a metà strada tra una scrivania e una libreria: «Nasce dai bisogni degli studenti: all’università c’erano lunghi corridoi vuoti, eppure non avevo mai un posto dove appoggiare il computer. Così ho pensato a una struttura apribile»